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Remigration Summit, la rabbia di Alessandro Gassman dopo il raduno dell’estrema destra: “Togliete il nome di mio padre dal teatro”

Remigration Summit, la rabbia di Alessandro Gassman dopo il raduno dell’estrema destra: “Togliete il nome di mio padre dal teatro”

“Le chiedo di togliere il nome di mio padre dal teatro”. È il messaggio inviato al sindaco di Gallarate (Varese) da Alessandro Gassman, attore e figlio del grande regista Vittorio Gassman, dopo che la cittadina lombarda aveva ospitato sabato proprio all’interno del teatro intitolato al padre Vittorio il Remigration Summit, un raduno di partiti dell’estrema destra europea sul tema della cosiddetta “remigrazione”.

Un affronto per Alessandro Gassman, che nel suo messaggio al sindaco leghista di Gallarate, Andrea Cassani, ricorda come il padre “ebbe parenti deportati e uccisi dai nazifascisti” e che il teatro a lui dedicato ha invece ospitato “la riunione internazionale dei partiti di estrema destra europei (neo fascisti e nazisti)”. Dunque “se nelle sue intenzioni vi è quella di continuare a ospitare, in un luogo di cultura, manifestazioni con slogan razzisti e illiberali, le chiedo di togliere il nome di mio padre al suddetto teatro”, si conclude la lettera aperta di Gassman al primo cittadino di Gallarate, che è anche segretario provinciale del Carroccio.

Il messaggio di Alessandro Gassman arriva sulla scia di una polemica durata giorni per la presenza nella città di esponenti di partito e simpatizzati dell’estrema destra europea che si rifanno alla battaglia per la “remigrazione”, ovvero all’espulsione forzata delle persone straniere che si trovano, anche regolarmente, in un Paese se la loro presenza viene ritenuta problematica.

Parliamo di un “programma” che, se applicato, violerebbe numerose leggi nazionali ed europee: in alcuni Paesi come Francia, Austria, Germania e Olanda se ne parla apertamente tra i movimenti di estrema destra, mentre in Italia la parola è diventata più comune solo recentemente tra alcuni parlamentari della Lega o sui giornali di area governativa.

Il summit si era aperto con problemi legati alla sicurezza: giovedì all’aeroporto milanese di Malpensa era stato fermato ed espulso Rasmus Paludan, politico danese di estrema destra noto per aver organizzato diverse manifestazioni antislamiche bruciando delle copie del Corano, diretto proprio al raduno di Gallarate.

All’evento avrebbe dovuto partecipare l’europarlamentare e neo vicesegretario della Lega Roberto Vannacci, che ha poi declinato per altri impegni inviando però un videomessaggio al summit in cui ha difeso la remigrazione parlandone come di una “battaglia di libertà e civiltà, di sicurezza”.

Remigration Summit? In 90 secondi Andrea Cassani, sindaco di Gallarate e segretario provinciale Lega Varese, smonta le accuse della sinistra che vuole imbavagliare le idee di chi la pensa diversamente da loro. pic.twitter.com/mk1y7hdPua

— Lega – Salvini Premier (@LegaSalvini) May 17, 2025

Contro il Remigration Summit si erano espressi i partiti di opposizione e diverse associazioni di sinistra, che sabato erano scese in piazza in più manifestazioni a Milano, una terminata con alcuni scontri tra polizia e frange violente.

A difendere il summit di Gallarate dell’estrema destra è stato invece il leader della Lega Matteo Salvini: “Non capisco perché si dovrebbe vietare a priori il libero pensiero di qualcuno. Mica siamo in Unione Sovietica”. Stessa linea dal titolare del Viminale, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, notoriamente vicino proprio a Salvini: “Io da ministro dell’Interno ho l’obbligo di garantire la libera espressione del pensiero da parte di chiunque”, aveva detto Piantedosi, aggiungendo che “in democrazia c’è bisogno di tutti i contributi e di tutte le componenti rispetto a fenomeni così complessi”.

Il sindaco Cassani ha a sua volta replicato a Gassman tirando in ballo il padre Vittorio, “uomo di uomo di cultura eclettico che non ebbe mai paura di esternare la propria appartenenza politica e che come tutte le persone di valore, che hanno fatto la storia del nostro Paese, probabilmente non avrebbe combattuto con la censura aprioristica le idee altrui ma con la forza di idee più convincenti”.

l'Unità

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